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23 marzo 2008

Un uomo in fuga



Leggo la biografia di Marco Pantani, guardo fuori dalla finestra, piove a dirotto. Vento forte, cielo nero, quasi buio. Mi immergo nella lettura, divoro le parole come fosse una strada mai percorsa prima, ma che conduce in un fondo cieco, senza uscita, che conosco benissimo. Allora abbasso la testa e accelero più forte, la fine si avvicina in maniera palpabile.
Non sto leggendo la storia di Pantani il campione, è la storia di Marco l'uomo, quello fragile, quello insicuro, quello solo, quello vero.
Mi rendo conto di quante volte ho giudicato senza conoscere, di quanto sia facile schierarsi e attaccare, di come si possa distruggere un uomo a parole. Mi vergogno di aver avuto certi pensieri. Le parole dette dalle persone giuste hanno il potere di manipolare la realtà fino a far sorgere i dubbi anche in chi ha la verità dentro di se. E' dura lottare contro una schiera di giudici colpevolisti che vogliono schiantarti. E' dura ritrovarsi al vento solo. Ti usuri lentamente.
Fuori ancora piove, e il vento tira sempre forte.
Penso che siamo due persone tanto diverse quanto simili. L'amore smisurato per ciò che non consideriamo semplicemente un mezzo di locomozione, non è l'unica cosa che ci accomuna. La necessità di essere sempre superiori a tutti non è l'unica cosa che ci divide. Solitudine, necessaria quanto autolesiva, sottile compromesso per un equilibrio interiore. Orizzonte confuso tra mare e cielo. Necessità di sentirsi amati incondizionatamente ed essere indispensabili per qualcuno allo stesso tempo. Dare e avere. Equilibrio sottile come lo spessore delle ruote che percorrono migliaia di chilometri per alleggerire mente e cuore. Chissà qual'era il tuo luogo preferito, dove ti rifugiavi quando volevi isolarti a riflettere in pace. Quanti chilometri e quante salite per non pensare? Quante ancora ne avresti fatte, se il tuo bisogno di sentirti amato avesse avuto meno condizioni e condizionamenti? Tradito e ucciso dagli unici due amori della tua vita. Quello che succede quando realizzi di non essere più il migliore; per una persona o per il mondo non conta se quella persona è il mondo. Cos'è una vita senza obiettivi? Per un ciclista la vita è una gara; un susseguirsi di salite e discese, vento più o meno favorevole, avversari da lasciarsi alle spalle e compagni di squadra per darti una mano. Ognuno è capitano e gregario al contempo. Dare e avere. Abnegazione. Sacrificio. Dare il massimo per arrivare al traguardo, voltarsi indietro, e sapere di aver speso tutto senza riserve. Molti non ce la fanno, e si ritirano. Tu non potevi accettare di tagliare il traguardo anonimamente nel gruppo. La mediocrità è inaccettabile.
Ti sei ritirato.
Guardo il ciclista nella foto, mentre pedala in solitudine, su una strada in leggera salita, in un ambiente piovoso e presumibilmente freddo. Ciò che lo spinge avanti non sono le gambe, ma la forza di volontà. Lo invidio. In senso positivo. Molti si chiederebbero il senso del suo incedere. Se viaggiasse in auto o in treno sarebbe all'asciutto e non faticherebbe.
Ma ciò che mi fa invidia, e che mi sprona a prenderne esempio, è la convinzione (forse sbagliata) che quell'uomo sarà in grado di essere autosufficiente in ogni sfida dovrà affrontare nella vita.
Ciò significa non dover dipendere da nessuno, significa avere la potenzialità di tagliare il traguardo senza ritirarsi, e senza la necessità di seguire la massa. Dipendere esclusivamente da noi stessi. Credo sia questo l'antidoto alla fragilità, al bisogno di sentirsi amati incondizionatamente. Riuscire a star bene e a sentirsi completi anche da soli.
La compagnia potrà solo farci star meglio.

2 Comments:

  • Quella biografia è illuminante direi. Anche se forse a volte si lascia troppo andare nella foga di voler difendere Marco a tutti i costi.
    Marco è l'esempio calzante di come possano coesistere all'interno di una persona molte contraddizioni, e, per rispondere ad una tua domanda, per quanto retorica, ti dico che non mi stupirei se il posto in cui si rifugiava più spesso per riflettere in tranquillità fosse in riva al suo mare, lui...il figlio prediletto della montagna.

    By Anonymous Anonimo, at 23:36  

  • Sai non credo invece che lo si voglia sempre difendere. Anzi, è la stessa autrice a svelare tutte le volte in cui lui si presentava drogato, fuori di se, cosa che magari avrebbe potuto tralasciare. E' vero comunque, sono d'accordo nel dire che sia una lettura illuminante. La prima cosa a cui ho pensato è a quanto sia facile giudicare una persona che non si conosce, e di come sia altrettanto facile giudicarla male. E poi capisci di come una persona osannata e adorata, a cui viene concesso tutto, possa essere così fragile.

    By Blogger Alex, at 17:06  

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