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18 febbraio 2007

Momenti di inverno


Il cielo è grigio in questo pomeriggio di febbraio, ingombro di pesanti nuvoloni scuri e minacciosi di scaricare da un momento all'altro il diluvio sotto di loro. La temperatura è bassa ma non al punto da giustificare i brividi che mi percorrono la schiena; una scarica di adrenalina mi rende rigidi e tesi i muscoli, contratti come le corde di una chitarra. Sono in piedi, immobile davanti ad una vetrata, con i pugni chiusi e lo sguardo perso nel vuoto. Le raffiche di vento piegano le fronde dei castagni, alzando mulinelli di foglie gialle che volteggiano a mezz'aria con traiettorie imprevedibili ed insicure. Insicure, proprio come sono io adesso.
Mi sembra ieri quando tra quegli stessi alberi e quei mulinelli di foglie gialle mi portavi a camminare dopo la scuola. E invece sono passati più di 10 anni da quei giorni; più di 10 inverni di cielo grigio, vento e nuvole. Sono ancora lì, immobile davanti a quella assurda e fredda vetrata di un ospedale irreale, a cercare di capire, a cercare di trovare una spiegazione logica a quest'ultimo anno in cui il mondo ci si è rovesciato addosso. Siamo stati insieme per tutto questo tempo, ti sei presa cura di me da quando sono nato e avresti fatto di tutto per me; ed io non posso fare niente per dimostrarti il mio amore. Sono lì a guardarti, immobile e impotente mentre tu cedi all'ultimo respiro. Un momento che nessun vento potrà mai spazzare via dai miei ricordi. Eppure, mi vergogno quasi ad ammetterlo a me stesso, ma la sensazione che ho provato in quell'istante è stata di liberazione. Liberazione per te da un dolore ingiusto ed ingiustificato, che hai sopportato fin troppo. Vorrei averti detto molte cose che non ho fatto in tempo a dirti, vorrei poter tornare a casa la domenica a pranzo da te, quando cucinavi le cose che sapevi che adoravo, vorrei passare le giornate di agosto a farti compagnia quando venivo a dormire da te, o quando ti venivo a prendere alla stazione e mi dicevi che ero cresciuto.
Fuori sempre il cielo è cupo e il vento spinge le nuvole veloci. Un anno è passato e non sembra sia cambiato niente neanche quest'inverno. Sono affacciato alla finestra e i ricordi scorrono veloci, anche se ormai ho smesso di cercare una logica ad eventi che logica non hanno. Il bosco di castagni da qui non lo vedo, ma so che c'è, come so che ci sarai tu sempre insieme a me.

1 Comments:

  • quando è successo a me ero molto più piccolo e ho accusato di meno. però ricordo ancora quando andando a trovare mio nonno, lui stava talmente male da non riuscire nemmeno a fare la nostra solita partita a carte. l'ho visto andare via lentamente, nella sofferenza. so che rimarrà sempre nel mio cuore.

    By Anonymous Anonimo, at 17:02  

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